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Stéphane Coum, Carrefour Italia. Fare commercio, rispettando l’ambiente
Trasparenza, innovazione, prodotti di qualità, sviluppo del bio e del chilometro zero. Sono solo alcuni dei temi cari a Carrefour Italia e al suo Direttore Operations Stéphane Coum, che abbiamo intervistato a Seeds&Chips 2018.
È un impegno a tutto tondo quello che Carrefour Italia sta portando avanti nella sua strategia di crescita e sviluppo sostenibile. Un impegno che parte dal controllo della qualità della filiera di produzione, passa da una scelta di riduzione degli sprechi e degli imballaggi e arriva alla volontà di collaborare sempre di più con i giovani e le startup più innovative del settore. Un’attitudine che Stéphane Coum, Direttore Operations Carrefour Italia, sintetizza così: “La vocazione di Carrefour non è solo fare commercio, ma anche quella di permettere a tutti noi di vivere in un mondo migliore e di creare cultura. Vogliamo essere i primi a far progredire e a sostenere la filosofia della protezione dell’ambiente.”
Una determinazione chiara ed esplicita quella del gruppo francese (primo distributore in Europa e secondo nel mondo con 1.074 punti vendita in Italia), che vuole diventare attore leader nel processo di transizione alimentare. “Tutti devono prendere una posizione chiara sul tema della tutela ambientale”, ha puntualizzato Coum nel corso dell’intervista, che abbiamo realizzato a Seeds&Chips, il summit su cibo e innovazione che si è svolto a Milano dal 7 al 10 maggio 2018 e di cui Carrefour è stato partner ufficiale.
Perché è così importante per Carrefour partecipare attivamente a un contesto come quello di Seeds&Chips?
È un lavoro straordinario quello fatto da Marco Gualtieri (ideatore di Seeds&Chips ndr) e Carrefour non poteva mancare. Ci sono tanti giovani che vogliono rivoluzionare il mondo e Carrefour non può fare a meno di questa generazione. Essere qui ci aiuta a vedere in modo diverso il futuro del retail, che ha un ruolo chiave per permettere a tutti di mangiare meglio e a sufficienza. La nostra vocazione è proprio quella di creare un incubatore per le startup e di lavorare insieme a loro per il futuro di tutti.
Un’indagine Nielsen illustrata proprio qui a Seeds&Chips ha mostrato che ben sei persone su dieci nel mondo affermano di non fidarsi dei prodotti food industriali. Voi come fate fronte a questa diffidenza del consumatore?
Io ho vissuto e lavorato in tanti Paesi, dove mi è capitato di affrontare diverse emergenze sanitarie. Per esempio in Cina con il latte con melammina, in Turchia con il miele contenente zucchero e in Italia con la mucca pazza. Credo sia responsabilità del retail assicurare al consumatore una totale trasparenza e tracciabilità dei prodotti e Carrefour vuole essere sempre all’avanguardia in questo, come anche in materia di salute e innovazione.
Sappiamo che temi su cui puntate molto sono il bio e il chilometro zero. Che novità possiamo aspettarci a riguardo?
Il nostro compito è rispondere in maniera chiara a tutti i consumatori che vengono nei nostri punti vendita e tra loro ci sono anche quelli che cercano il bio e il chilometro zero. A questo proposito Carrefour Italia vuole sviluppare una relazione di fiducia con gli allevatori e i produttori, assicurandosi che ricevano una retribuzione equilibrata. Ciò significa che io, come rappresentante di Carrefour Italia, devo verificare che una famiglia che lavora con passione 100 o 120 ore a settimana, per allevare il bestiame o per produrre formaggi, alla fine del mese riceva il giusto.
Durante Seeds&Chips Carrefour ha sostenuto due start up impegnate nella lotta allo spreco alimentare: Wasteless e reBOX. È un tema che vi sta particolarmente a cuore?
Sicuramente sì e scegliere solo due startup non è stato facile. Durante Seeds&Chips ho potuto verificare che la gioventù ha una visione totalmente innovativa e tecnologica sul retail di domani. Un aspetto importante di questo riguarda proprio la riduzione dello spreco. Nel 2017 Carrefour ha donato, a diversi enti caritatevoli, 917 tonnellate di derrate alimentari. Da diciotto anni collaboriamo con il Banco Alimentare; durante l’ultima colletta nazionale di novembre abbiamo raccolto 440 tonnellate di alimenti in 600 punti vendita. Ma il nostro obiettivo non è solo ridurre lo spreco alimentare, ma anche gli imballaggi di plastica e cartone. A Seed&Chips si è parlato molto del problema dell’inquinamento dei mari causato dalle microplastiche. Anche gli operatori del retail hanno una grande responsabilità in questo senso. Il risparmio energetico è un altro tema importante per noi: negli ultimi quattro anni abbiamo investito cento milioni di euro per l’ottimizzazione dell’energia elettrica nei punti vendita.
Avete premiato le aziende Beyond Meat e Nutracentis con il Let’s Emerge Award 2018, dedicato alle startup del settore food and beverage. Come mai proprio queste?
Innovazione, packaging, qualità del prodotto, sostenibilità e processo di produzione sono stati i criteri di scelta.
La giuria ha considerato che entrambe queste startup avevano un progetto molto ben strutturato e non è stato comunque semplice scegliere. Il nostro obiettivo è di continuare a lavorare con entrambi e di intraprendere un percorso insieme. I loro prodotti, infatti, verranno inseriti in assortimento nei nostri punti vendita.
Un ambientalista-saggista-agricoltore che lei cita spesso è Pierre Rabhi, che è famoso per il suo impegno per uno sviluppo agricolo sostenibile. Lei come riesce a declinare il suo pensiero nel suo lavoro?
È una lettura che ho scoperto sei anni fa e che mi tocca da vicino, perché Rahbi viene da un ambiente rurale e la natura fa parte della vita. Quando vedo che a Città del Capo le persone non hanno a disposizione l’acqua necessaria o che nel Borneo si continua a sacrificare la foresta per sviluppare attività legate allo sfruttamento delle palme, sento forte la responsabilità di rimettere le cose in ordine. Un impegno concreto che il retail deve assumersi è, per esempio, quello di aiutare gli agricoltori nei processi di trasformazione delle terre. Un lavoro impegnativo se consideriamo che ci vogliono tre anni per trasformare un terreno normale in un terreno per coltivazioni bio. Un altro ruolo che dobbiamo avere è quello di allertare i governi su questi temi, facendo loro presente che le nostre responsabilità nei confronti delle generazioni future sono molto grandi. Carrefour è attento anche al tema della pesca sostenibile e già in passato abbiamo adottato delle misure in questo senso. Per esempio per un periodo abbiamo deciso di interrompere la vendita di alcune specie ittiche a rischio estinzione, come il tonno del Mediterraneo. Questa scelta ha permesso alla specie di riprodursi e ripopolarsi e, infatti, adesso potremo riattivarne la vendita.
C’è chi ipotizza che il commesso del futuro non sarà più un semplice commesso ma un vero e proprio consulente in grado di consigliare e assistere il cliente nell’acquisto. Lei cosa ne pensa?
Un altro punto che mi tocca da vicino è la solitudine del mondo moderno. Tutti noi siamo connessi attraverso gli smartphone e i social network, ma non comunichiamo più fisicamente. Il supermercato di domani deve diventare un luogo di prossimità e d’incontro tra le generazioni e le comunità. In quest’ottica, sì, il commesso potrà davvero diventare un perno importante.
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