Voglio un pianeta così: volti e storie dalla parte della Terra

La campagna del Parlamento europeo racconta l’Italia che ama il Pianeta attraverso le storie dei suoi protagonisti: attivisti, imprese e celebrità.

Nella piazza centrale di Stornarella, centro di 5mila abitanti in provincia di Foggia, non stazionano più soltanto gli anziani del paese in cerca d’ombra e di compagnia, ognuno rigorosamente munito della propria sedia. Da qualche tempo, infatti, chi passa da queste parti prima o poi incrocia Potito Ruggiero. Oggi Potito ha 14 anni e manifesta per il clima da quando ne aveva 12. Con lui un cartello su quale si legge I keep an eye on you (vi tengo d’occhio), frase rivolta ai politici, con un disegno della Terra raffigurata come una torta tagliata, dalla quale esce la scritta How dare you? (come osate), la stessa pronunciata da Greta Thunberg durante il suo discorso alle Nazioni Unite nel 2019. Una data, il 27 settembre 2019, campeggia nella parte alta del manifesto, a ricordare lo sciopero globale per il clima di Fridays for future, sostenuto da oltre 7 milioni di persone. Quel giorno cambiò radicalmente la sensibilità della società nei confronti delle questioni climatiche, spingendo le istituzioni a creare iniziative capaci di raccogliere le nuove istanze ambientali e climatiche. Iniziative come Voglio un pianeta così, lanciata dall’ufficio in Italia del Parlamento europeo.

Cos’è la campagna Voglio un pianeta così

La campagna Voglio un pianeta così vuole sensibilizzare i cittadini sulle questioni ambientali e favorire l’adozione di uno stile di vita sostenibile. Giunta quest’anno alla terza edizione, ha saputo raccogliere le voci di tantissime persone: tutti i contributi sono disponibili sugli account social del Parlamento europeo in Italia (Twitter, YouTube, Facebook e Instagram).

Tutti i messaggi e le storie accomunati dall’hashtag #vogliounpianetacosì condividono l’idea che agire per la neutralità climatica significhi assumersi le proprie responsabilità nei confronti del pianeta in cui viviamo, ma non solo. Significa anche immaginare un’architettura nuova, in cui la salvaguardia degli ecosistemi corra di pari passo con la creazione di un contesto sociale ed economico più sostenibile ed equo. Un contesto in cui ognuno possa dare il suo contributo. “Pensiamo che il messaggio di Voglio un pianeta così debba essere il più trasversale possibile, per arrivare a tutti i cittadini con una passione per l’ambiente”, ha detto a LifeGate Valeria Fiore, che ha curato la campagna. “Per farlo abbiamo cercato storie e volti che potessero raggiungere persone diverse in contesti diversi. Grazie al lavoro degli anni passati ora molte persone che credono in noi hanno piacere di collaborare come volontari”.

Sono bastati appena tre anni affinché Voglio un pianeta così diventasse un ricettore importante per chi, in Italia, vuole manifestare la propria adesione alla transizione ecologica che attende l’Europa. “Il Parlamento europeo ha intrapreso già nel 2019 una campagna di networking con tutte le realtà che ci cercano. In questi ultimi anni sono stati soprattutto i più giovani e le associazioni di cui fanno parte a venire in contatto con noi. Le abbiamo ospitate sui social e abbiamo organizzato dialoghi tra i ragazzi e i parlamentari europei. È importante guardare a loro, perché sono i cittadini di domani“, conclude Fiore.

Un mosaico di volti per sensibilizzare sull’ambiente

Quella di Potito è solo una delle tante storie di partecipazione, coraggio e coscienza civile che abbiamo avuto modo di leggere in questi anni. Con questo mosaico di volti, la campagna conserva quella trasversalità indispensabile per diffondere buone pratiche a ogni livello della società. Ecco, quindi, che la voce di Potito si mescola a quella del campione del mondo di calcio Gianluigi Buffon, il primo testimonial del 2022, che ha diffuso il suo messaggio in occasione nella Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno.

Oltre a Buffon, quest’anno la campagna ha visto la partecipazione di atleti come il ciclista estremo Omar di Felice. “Ho sempre avuto una spiccata sensibilità verso l’ambiente e la natura”, racconta a LifeGate. “Praticando l’ultracycling ho iniziato a toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici. Ad esempio, rispetto alla prima volta che sono stato in Islanda 15 anni fa, ho visto cambiare in maniera incredibile quella terra meravigliosa. Alcuni ghiacciai si sono ritirati in maniera visibile ad occhio nudo, altre zone non sono più attraversabili in sicurezza. Tutto ciò mi ha fatto riflettere sull’utilità di un mio impegno pubblico nel raccontare le tematiche ambientali rendendo la mia attività sportiva un ponte tra il mondo scientifico e il pubblico”. Lo sportivo da anni ha sposato uno stile di vita sostenibile basato sull’uso della bicicletta e dell’auto elettrica per gli spostamenti, oltre a scelte consapevoli in fase di acquisto come la riduzione di prodotti a base di carne nella sua dieta: “Incentivare pratiche buone e corrette è senza dubbio un modo per trattare il tema ambientale in maniera concreta e coerente. Per questo ho aderito pienamente alla campagna del Parlamento europeo”, conclude Di Felice.

Oltre lui hanno partecipato anche la giornalista e conduttrice radiofonica Paola Maugeri, il nuotatore Gregorio Paltrinieri, i comici PanPers e Max Angioni, la cantante Ditonellapiaga, il conduttore televisivo Massimiliano Ossini, il cantante Davide Shorty, e tanti altri. A questi si aggiungono coloro che avevano partecipato nelle scorse edizioni, come Alessandro Gassmann, Bianca Balti e Licia Colò. Al ruolo dei testimonial si è affiancato quello delle tante associazioni di volontariato come Plastic Free e Voglio un Mondo pulito, che si occupano della salvaguardia dell’ambiente marino e della pulizia delle spiagge a Pomezia e a Salerno, o di realtà imprenditoriali innovative come quella di AraBat, in cui si sperimentano soluzioni sorprendenti per smaltire i rifiuti elettrici in modo naturale e pulito.

Parlamento europeo

La lucidità e l’intraprendenza dei giovani

Ma se le voci di attivisti e personaggi famosi sono fondamentali nel diffondere un modello di vita più sostenibile, è altresì interessante scoprire come da un simile slancio nascano iniziative concrete, alcune delle quali appartenenti al contesto produttivo italiano. È il segno tangibile di quel dualismo tra la transizione ecologica e quella socio-economica che rappresenta l’obiettivo ambizioso del progetto europeo per il clima e l’ambiente.

In questo, l’esperienza di Voglio un Pianeta così ha mostrato che sono soprattutto le iniziative portate avanti dalle startup a dare segnali incoraggianti: “I giovani oggi hanno una visione lucida. Danno per scontato che, se la società e l’economia non cambieranno, il pianeta non potrà reggere”, ha dichiarato a LifeGate Carlo Corazza, Capo ufficio del Parlamento europeo in Italia.

“Le startup innovative che stanno nascendo daranno una grossa mano e potranno beneficiare dei finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea. Almeno un terzo dei fondi per la ricerca e le startup sono legati alla sostenibilità, il 37 per cento dei fondi del Next Generation Eu si tradurranno i progetti di quel tipo. Quando i soldi vanno in questa direzione c’è un grosso incentivo”, prosegue Corazza. “Se coltiviamo l’interesse delle nuove generazioni su temi come energia rinnovabile, decarbonizzazione e innovazione tecnologica, possiamo sperare che alla fine molte delle questioni di oggi potranno trovare ricette utili provenienti proprio da loro”.

Il cuore sostenibile di AraBat, Plastic Free e Voglio un Mondo pulito

Tra le realtà raccontate da Voglio un pianeta così c’è AraBat, una startup pugliese che utilizza bucce d’arancia per recuperare metalli preziosi dalle batterie esauste. L’intuizione di AraBat è sbalorditiva, ma assume un peso ancora maggiore in un contesto internazionale segnato dalla crisi delle materie prime. Sfruttando una particolare reazione chimica che si crea mettendo a contatto le batterie esauste con scarti di agrumi come bucce d’arancia e succo di limone, ad oggi l’azienda pugliese riesce a estrarre metalli come carbonato di litio, nichel, manganese e cobalto. Oltre a recuperare materiali che altrimenti andrebbero buttati, AraBat fornisce nuovi strumenti per il corretto smaltimento dei rifiuti provenienti dal settore elettronico, “che crescono tre volte di più rispetto alla popolazione mondiale”, spiega Raffaele Nacchiero, ingegnere gestionale ventiquattrenne, fondatore e Ceo della startup.

Dall’impresa verde e innovativa si passa poi al volontariato paziente e determinato con Voglio un mondo pulito e Plastic Free, e sentinelle degli ambienti marittimi. Dal 2019 Voglio un mondo pulito ripulisce le spiagge da oggetti di plastica, mozziconi di sigarette e altri rifiuti. Così facendo prova ad arginare la piaga delle plastiche in mare che, secondo il Wwf, ogni anno raggiungono le 110 milioni di tonnellate. Lo stesso obiettivo è alla base di Plastic Free che, dalla sua fondazione, ha coinvolto quasi 65mila studenti in progetti di pulizia ambientale. Insieme alle istituzioni ha dato il via al premio Comune plastic free, dedicato alle amministrazioni che hanno adottato misure ambientali virtuose.

Energia e ambiente nelle politiche dell’Unione europea

Quest’anno il dibattito sulle politiche ambientali tra i paesi dell’Unione ha risentito enormemente dell’invasione russa in Ucraina. In poche settimane la stretta ai rifornimenti di gas e la conseguente impennata dei prezzi hanno costretto moltissimi governi a correre ai ripari, cercando di diminuire la propria dipendenza energetica da Mosca. La ricerca di nuovi partner per la fornitura di gas e di misure che possano mettere un freno all’instabilità dei prezzi dell’energia hanno occupato la quasi totalità del dibattito, oscurando parzialmente i temi della transizione energetica. A questo ha provato a porre rimedio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il consueto discorso sullo stato dell’Unione tenutosi mercoledì 14 settembre.

Von der Leyen ha parlato molto della guerra e delle sue conseguenze sulle risorse energetiche dell’Unione, ma ha assicurato al contempo un impegno sempre maggiore da parte dell’Europa a nuovi piani di approvvigionamento energetico basati su risorse rinnovabili e sulla creazione di nuove riserve strategiche per quanto riguarda batterie, chip e terre rare. “È sbagliato contrapporre il discorso sulla sostenibilità a quello sulla sicurezza energetica“, continua Corazza. “Sono due facce della stessa medaglia. Basta guardare ciò che è contenuto nel Green deal e nel nuovo piano Repower Eu. Più l’Europa lavora per garantire la sicurezza energetica e del suo mercato, più la direzione che scegliamo è quella della sostenibilità. È chiaro che la dipendenza dalla Russia è stata un errore. Per questa ragione bisogna investire di più nelle rinnovabili, così da incontrare gli obiettivi di decarbonizzazione”, conclude Corazza.

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