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Come dimostrano gli eventi meteorologici estremi dello scorso autunno, all’Italia serve un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il governo dichiari subito l’emergenza climatica.
Un anno fa, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 2018, il forte maltempo sconvolse il nostro paese, dalla Liguria alla Sicilia, dal Triveneto a Capo Rizzuto, provocando 37 vittime. Così come ricordiamo i drammatici eventi dei terremoti e delle alluvioni, è importante non sottovalutare la gravità dei nuovi fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici. Occorre approvare rapidamente il piano nazionale di adattamento e la dichiarazione di emergenza climatica, come chiedono oltre 100mila cittadini su Change.org, la piattaforma online di campagne sociali, con la petizione #EmergenzaClimaticaItalia.
Visualizza questo post su InstagramEsattamente un anno fa, il 29 ottobre 2018, la tempesta #Vaia ha raso al suolo 42.500 ettari di bosco nel nord-est Italia, sradicando milioni di alberi per un totale di 8,5 milioni di metri cubi di legname e stravolgendo completamente il paesaggio di quei luoghi. Scienziati, forestali e ricercatori l’hanno definito “l’evento di maggior impatto agli ecosistemi forestali mai registrato fino ad oggi in Italia”. La tempesta ha colpito circa 500 comuni tra Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e il Veneto, una delle regioni maggiormente colpite. Proprio qui, nell’Altipiano di Asiago, nella Piana di Marcesina e nella Val d’Assa, il fotografo @michele_lapini_photo è tornato a un anno dalla tempesta. Le fotografie aeree mostrano molte di queste aree trasformate in cantieri per la rimozione e il trasporto del legname caduto, una quantità pari a quella solitamente tagliata in 5-7 anni. Si stima infatti che ci vorranno almeno altri due anni per ripulire i boschi. Un evento che ha modificato radicalmente un territorio, che per almeno un secolo non potrà tornare alla sua bellezza originaria. Un urlo della natura che dovremmo ascoltare per contrastare i cambiamenti climatici. . . . #tempestavaia #asiago #cambiamenticlimatici #climatechange #extremeweather #climateemergency #climatecrisis #italy #italy #photography
Dodici anni sono passati dalla prima e unica Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici in Italia del 2007, che ho promosso da ministro dell’Ambiente, e che rappresentò un punto di svolta per il paese nelle politiche di adattamento e tutela ambientale. In quell’occasione lanciai i temi del cambiamento e dell’adattamento climatico: era chiaro che il riscaldamento globale e i danni prodotti dai gas serra avrebbero messo seriamente a rischio i nostri territori e la popolazione. Alcuni ebbero il coraggio di strumentalizzare la conferenza e il lavoro dei validi tecnici e scienziati che collaborarono alla sua preparazione. Avere perso dodici anni è stato un crimine, ora basta ritardi.
Fenomeni estremi come bombe d’acqua e alluvioni hanno stravolto lo scenario climatico del paese e i disastri dello scorso anno ci ricordano che le nostre città sono vulnerabili ai pericoli. Non è accettabile perdere vite umane. Il governo deve dichiarare subito l’emergenza climatica per l’Italia, varare un efficace piano di adattamento ai cambiamenti climatici e lanciare un vero programma di manutenzione del territorio che consenta di mettere in sicurezza le zone a rischio, migliorare le difese da frane e alluvioni, aggiornare i sistemi meteo, quelli di allarme e la stessa formazione ed educazione di operatori e cittadini ai nuovi livelli di emergenza climatica.
Le azioni e gli investimenti necessari per adattarsi e limitare i danni e le vittime devono essere una priorità per il paese. La tempesta che lo scorso anno ha flagellato l’Italia, da nord a sud, è stato un fortissimo campanello d’allarme per politici, imprenditori e media. Dopo il Papa, anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha parlato apertamente di catastrofe climatica in atto ed è incredibile ricordare che sono stato addirittura accusato di ‘catastrofismo’ per aver lanciato nel 2007 l’allarme per un cambiamento climatico sempre più veloce.
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Oggi occorre riprendere subito le conclusioni di quella conferenza e predisporre subito una legge per la transizione energetica che preveda la fuoriuscita dell’Italia dai combustibili fossili e puntare decisamente sulle azioni utili per un vero Green new deal: Italia 100 per cento rinnovabile entro il 2030, mobilità sostenibile, agricoltura sempre più biologica ed ecologica, stop al consumo di suolo.
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