L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.
Tra qualche anno, camminando a Milano, nel Parco Nord, ci imbatteremo in una nuova foresta: 10mila metri quadrati in cui saranno cresciuti 2mila alberi, tutti accomunati da una particolarità, quella di produrre fiori, frutti o bacche commestibili per l’uomo o per gli animali. Il progetto della Food forest è nato dalla collaborazione tra Etifor, uno spin-off
Tra qualche anno, camminando a Milano, nel Parco Nord, ci imbatteremo in una nuova foresta: 10mila metri quadrati in cui saranno cresciuti 2mila alberi, tutti accomunati da una particolarità, quella di produrre fiori, frutti o bacche commestibili per l’uomo o per gli animali. Il progetto della Food forest è nato dalla collaborazione tra Etifor, uno spin-off dell’Università di Padova che si occupa dello sviluppo di servizi e prodotti per la valorizzazione della natura, e l’ente pubblico Parco Nord Milano appunto, che ha messo a disposizione spazio e risorse per realizzare la foresta edibile.
Oltre all’impatto ambientale positivo (ciascun albero potrà trattenere dai 7 ai 33 kg di CO2 all’anno), il progetto ha uno scopo educativo. “Il senso della foresta”, ci spiega Lucio Brotto, esperto di gestione delle foreste e riforestazione e socio fondatore di Etifor, “è quello di trasmettere il valore e il rispetto per gli alberi e di ispirare le persone nell’imparare a riconoscere e utilizzare le piante che possiamo incontrare in pianura e nei boschi. Giuggiolo, melograno, nespolo, fico, melo selvatico, carpino, ciliegio, frassino, nocciolo, pero selvatico, acero, sanguinella, quercia, tiglio, azzeruolo: le specie selezionate per la creazione della Food forest raccontano la biodiversità, sono tutte autoctone o comunque ben integrate e non invasive dell’ecosistema del territorio e hanno una produzione commestibile per l’uomo o la fauna”.
Si prevede che la foresta sarà produttiva tra due, quattro anni a seconda della specie. Da quel momento vi si potrà accedere attraverso visite organizzate – non è consentita la raccolta libera e l’asporto dei frutti – e andare alla scoperta, attraverso percorsi guidati e suddivisi per stagione, delle caratteristiche delle varie specie: tramite un codice QR sulla tavole didattiche si potranno leggere curiosità e ricette per cucinare fiori e frutti.
“Si è pensato anche di organizzare in futuro eventi di tasting e laboratori di cucina per assaggiare e capire come utilizzare i frutti degli alberi. Per esempio con i fiori del sambuco si può preparare uno sciroppo. Quegli stessi fiori, lasciati sulla pianta, si trasformano in bacche dal colore bluastro che si possono utilizzare per le marmellate. Le confetture si possono fare anche con le more del gelso (usate anche nella granita siciliana) o con i frutti rossi del Goumi del Giappone, mentre dal prugnolo si può ricavare un liquore. Ancora, i frutti della rosa canina sono ricchi di vitamina C e sono ottimi integratori utilizzabili in infusi e tisane, mentre i frutti del biancospino hanno proprietà infiammatorie. Se guardiamo la foresta dal punto di vista della fauna, la quercia, ad esempio, produce le ghiande per gli scoiattoli, oppure la frangola è un arbusto che produce fiori visitatissimi dalle api e quindi importante per la produzione di miele”.
Chiunque potrà contribuire alla realizzazione della Food forest: sul sito WOWnature si può adottare un albero scegliendo tra le diverse specie e partecipare, se lo si desidera, agli eventi di piantumazione in previsione per il prossimo autunno, a partire da novembre. Il progetto è sostenuto anche da iniziative come quella della catena di ristoranti specializzati in cucina naturale That’s Vapore che devolverà al nuovo bosco il 50 per cento del ricavato dei piatti vegetariani consumati durante i sabati dell’anno a partire dallo scorso luglio. Obiettivo dei Green saturdays è aiutare le persone a prendersi cura di sé attraverso un’alimentazione naturale e bilanciata e, al tempo stesso, contribuire a prendersi cura tutti insieme dell’ambiente in cui viviamo.
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