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L’Ayurveda, la scienza della vita,
I princìpi della cucina ayurvedica si basano su una sapienza risalente ad almeno 5000 anni fa, che contempla e integra armoniosamente salute, alimentazione, benessere ed equilibrio tra mente, corpo e spirito.
Una dieta bilanciata, nella tradizione ayurvedica, non si esprime in termini di grassi, carboidrati, proteine, calorie, vitamine o minerali; bensì tessuti del corpo, livelli idrici e salini, gunas o proprietà dei cibi, dosha o energia vitale, rasas o gusti, qualità dei cibi e sadhana ovvero l’assimilazione da parte del corpo.
Vi sono sei gusti fondamentali: dolce, agrodolce, salato, amaro, piccante e astringente. Per mantenere un perfetto equilibrio dovremmo avere tutti i sei gusti nel corso dello stesso pasto; infatti un pasto con uno solo o due gusti lascia un senso d’insoddisfazione.
Ecco i sei gusti collegati ai cibi e all’influsso che hanno sui dosha, le tre energie di base dell’individuo: pitta, il focoso, kapha, il placido, vata, l’attivo.
La cucina indiana distingue tra cibi pesanti, da cui astenersi o di cui moderarne il consumo, da quelli più salutari, di cui nutrirsi abitualmente. Nella Bhagavad Gita Krishna così classifica i cibi: sattvico (relativo alla virtù), rajasico (relativo alla passione) e tamasico (relativo all’ignoranza). Quindi il cibo da preferire è quello sattvico, che dona salute, longevità, spiritualità e gioia; e la cucina tradizionale indiana richiama la divisione dei cibi in tre categorie:
L’angoscia, l’ira, la paura che provano gli animali uccisi vengono assimilate dalle persone che si nutrono della loro carne con la conseguenza di nutrire la loro mente con gli stessi sentimenti. Si ritrovano quindi anche in India i perché fondamentali di una scelta vegetariana di natura prevalentemente religiosa.
L’equilibrio, anche in una dieta, favorisce il ripristino dell’armonia originaria con il creato, la purezza della mente e la predisposizione alla preghiera contemplativa.
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