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Gli eurodeputati hanno votato contro l’estensione della direttiva europea sulle emissioni industriali agli allevamenti intensivi di bovini.
L’11 luglio il Parlamento europeo ha votato per esentare gli allevamenti intensivi dalla direttiva sulle emissioni industriali dell’Unione Europea, il principale atto legislativo della Ue che ha l’obiettivo di prevenire e ridurre l’inquinamento provocato dai grandi impianti industriali che causa danni all’ambiente e alla salute umana.
La direttiva attualmente in vigore riguarda oltre 50mila impianti situati nei paesi dell’Unione europea, responsabili collettivamente dell’emissione del 20 per cento di tutti gli inquinanti nell’aria e nell’acqua e del 40 per cento delle emissioni di gas serra nella Ue: si tratta di centrali elettriche, raffinerie, impianti per il trattamento e l’incenerimento dei rifiuti, per la produzione di metalli, cemento, vetro, prodotti chimici, pasta di legno e carta, alimenti e bevande e l’allevamento intensivo di suini e pollame. Secondo le norme, gli impianti devono comunicare e monitorare le loro prestazioni ambientali in base a valori limite di emissioni.
Nell’aprile 2022 la Commissione ha presentato proposte per aggiornare e modernizzare le norme sulle emissioni industriali allo scopo di stimolare la trasformazione dei grandi impianti agroindustriali per realizzare un’economia a inquinamento zero, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050. La revisione della direttiva comprendeva, tra le altre cose, la proposta di estendere le norme a un maggior numero di aziende zootecniche per allevamenti intensivi su larga scala, compresi, per la prima volta, gli allevamenti di bovini.
Nel voto dei giorni scorsi gli eurodeputati hanno respinto, però, qualsiasi ampliamento del campo di applicazione della direttiva, nonostante il sostegno dei governi europei e della Commissione.
Per il voto ha espresso soddisfazione Coldiretti, da sempre contraria all’estensione della direttiva agli allevamenti bovini: “Abbiamo fermato in Europa la norma ammazza stalle – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Paragonare le stalle alle fabbriche è un’assurdità scientifica, è ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che gli allevamenti svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa”. Secondo Prandini, un voto favorevole “avrebbe portato alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare ed il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione, o ancora peggio, allo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte”.
Concorde il commento di Cia-Agricoltori Italiani che parla di vittoria per la zootecnia italiana ed europea: “Il Parlamento europeo riconosce che la zootecnia non è assolutamente equiparabile a settori altamente industrializzati, correggendo una proposta di revisione che appariva totalmente scorretta e ingiusta – spiega il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini – Gli agricoltori sono continuamente impegnati a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività con pratiche sostenibili, tanto che oggi in Europa l’incidenza degli allevamenti sulle emissioni complessive si colloca tra il 7 per cento e il 10 per cento. Ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di CO2 della zootecnia rappresentano appena il 5,2 per cento del totale”.
Di parere opposto le associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica. Secondo quanto riportato da Greenpeace, i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente attribuiscono al settore zootecnico il 54 per cento di tutte le emissioni di metano di origine antropica dell’Unione europea, soprattutto a causa dei bovini. Gli allevamenti inquinano anche l’acqua, l’aria e il suolo attraverso le emissioni di ammoniaca e ossido di azoto, e sono responsabili del 73 per cento dell’inquinamento idrico dell’agricoltura dell’Ue. L’allevamento intensivo in Europa è responsabile del 94 per cento delle emissioni di ammoniaca e, in Italia, costituisce la seconda causa di formazione di polveri sottili.
La coalizione #CambiamoAgricoltura definisce una doccia fredda la decisione del parlamento Ue e sottolinea conseguenze rilevantissime per l’Italia, in particolare per la Pianura Padana, area in cui risiede quasi il 70 per cento dell’intero settore dell’allevamento italiano. “Le lobby hanno influenzato il voto dei parlamentari usando come principale argomento il fatto che venissero messe in difficoltà piccole aziende familiari. Ma in realtà il testo in votazione estendeva gli obblighi autorizzativi alle sole grandi aziende con più di 300 bovini allevati (meno del 3 per cento del totale), in cui però si concentra gran parte dei capi allevati, stiamo dunque parlando di allevamenti di taglia industriale responsabili del 60 per cento delle emissioni del settore sia climalteranti che inquinanti per acqua, suolo e aria”.
Sulla questione non è ancora detta l’ultima parola: ora i referenti del Parlamento europeo, della Commissione e i rappresentanti dei governi nazionali inizieranno i colloqui per definire un accordo finale sulla direttiva sulle emissioni industriali previsto per il prossimo ottobre.
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