Un anno di guerra in Ucraina, cronistoria di un’invasione ancora da capire

Dal 24 febbraio 2022 la guerra è tornata in Europa, con l’invasione russa in Ucraina. Le tappe di dodici mesi drammatici.

Il 24 febbraio 2022 la guerra è tornata in Europa. Alle 5:05 ora locale, le sirene anti-aeree e il frastuono delle prime bombe sganciate dall’aviazione russa hanno svegliato l’intera popolazione dell’Ucraina. Al contempo, le prime truppe invadevano il territorio e i primi militari cadevano al fronte. Se inizialmente l’avanzata delle truppe del presidente russo Vladimir Putin è apparsa rapida e quasi inarrestabile, nei giorni successivi l’esercito di Kiev ha consolidato le proprie posizioni difensive e contrattaccato riconquistando parte dei territori persi. Nei mesi successivi numerose città sono passate di mano, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ottenuto corposi aiuti militari dalle nazioni occidentali e dalla Nato, mentre la Russia è stata sottoposta a numerose sanzioni. Che tuttavia non sembrano essere riuscite a convincere il Cremlino a cambiare strategia.

La cronologia di un anno di guerra in Ucraina

 

Febbraio 2022, comincia l’invasione

Il 21 febbraio il presidente Putin annuncia il riconoscimento dell’indipendenza dall’Ucraina delle due regioni pro-russe secessioniste del Donbass, dopo un referendum considerato una farsa dalle nazioni occidentali. Tre giorni più tardi la Russia annuncia l’avvio dell’invasione con un discorso di Putin alla nazione nel quale il leader parla di necessità di “demilitarizzare e denazificare” l’Ucraina. Sul territorio in guerra viene chiuso lo spazio aereo. Le prime esplosioni colpiscono Kiev, Kharkiv, Odessa e il Donbass. Le forze russe entrano dalla regione di Kharkiv, dalla Bielorussia e dalla Crimea (già annessa nel 2014).

Zelensky annuncia l’introduzione della legge marziale e l’interruzione di ogni relazione diplomatica con Mosca. Truppe aviotrasportate russe conquistano intanto l’aeroporto di Hostomel, alla periferia di Kiev. Stati Uniti, Canada, parte delle nazioni europee e Corea del Sud reagiscono dichiarando l’invasione una violazione del diritto internazionale. La popolazione ucraina si riversa in rifugi improvvisati per ripararsi durante i bombardamenti. Si parla di un primo ospedale colpito nell’oblast (provincia) di Donetsk: il bilancio è di quattro civili morti e dieci feriti. Alle 18:20 le forze russe si impadroniscono della centrale nucleare di Chernobyl. In serata, Zelensky ordina la mobilitazione generale di tutti gli uomini di età compresa tra 18 e 60 anni.

Una profuga ucraina al confine con la Polonia
Una profuga ucraina al confine con la Polonia © Sean Gallup/Getty Images

Nei giorni successivi si registrano violenti combattimenti si registrano attorno a Kiev. L’esercito ucraino si è organizzato e risponde con forza agli attacchi russi. Le forze di Putin intanto avanzano nella regione di Enerhodar, puntando alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande della nazione, con sei reattori in funzione.

È il 27 febbraio quando per la prima volta viene evocata a chiare lettere la minaccia di uso di armi nucleari. La Bielorussia modifica la propria Costituzione per permettere all’esercito russo di stoccare testate sul proprio territorio. Si tentano i primi colloqui di pace, l’Ucraina chiede che vengano effettuati in territorio neutrale. Il 28 la Russia annuncia la conquista della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Le Nazioni Unite annunciato che sono già 368mila i profughi provenienti dall’Ucraina.

Le sanzioni contro la Russia

La risposta all’invasione russa dell’Ucraina, da parte delle nazioni occidentali, è stata duplice: da un lato è stato fornito sostegno finanziario e militare al governo di Kiev; dall’altro si è cercato di isolare diplomaticamente ed economicamente Mosca. Per questo sono stati approvati numerosi pacchetti di sanzioni, a volte finalizzate a colpire alcune personalità (politici e oligarchi), a volte la macchina produttiva della nazione di Putin. Ecco le principali misure adottate a partire dall’inizio della guerra in Ucraina.

  • Petrolio: istituito un embargo sulla maggior parte del greggio russo e imposto un tetto al prezzo delle esportazioni a destinazione di paesi terzi.
  • Carbone: embargo sulle importazioni dalla Russia.
  • Oro: embargo sulle importazioni dalla Russia.
  • Banche e finanza: esclusione di numerose banche dal sistema Swift, congelamento degli asset detenuti dalla banca centrale al di fuori della Russia, divieto di effettuare transazioni in criptovalute con cittadini russi.
  • Trasporti: chiusura dello spazio aereo europeo all’aviazione civile russa, dei porti alle navi e delle strade agli autotrasportatori.
  • Commercio: divieto di vendita di aerei e componenti aeronautiche alle compagnie russe; divieto di portare prodotti siderurgici (finiti e non) dalla Russia; divieto di esportare motori per droni verso la Russia.
  • Armi: divieto di vendita di armi ed equipaggiamenti militari alla Russia.
  • Informazione: stop alla diffusione nell’Unione europea dei media Russia Today e Sputnik.
  • Privati e imprese: divieto di soggiorno e congelamento dei beni detenuti all’estero da Vladimir Putin, da una serie di oligarchi russi e da un ampio gruppo di soggetti e aziende che in modo diretto o indiretto sostengono lo sforzo bellico del Cremlino.

Marzo, l’assedio e il calvario di Mariupol

Il 1 marzo un raid colpisce la sede della televisione di stato a Kiev provocando cinque morti. Karim Khan, procuratore della Corte penale internazionale, annuncia l’apertura di un’inchiesta contro la Russia, ipotizzando “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”. Il giorno seguente Zelensky tiene un discorso al Parlamento europeo, lodando il proprio esercito e ribadendo la volontà di entrare nell’Unione europea.

Comincia il calvario della città da Mariupol: i bombardamenti russi sono incessanti e si contano decine di vittime tra i civili, secondo quanto annunciato dal sindaco Vadym Boytchenko. Il centro urbano nel quale vive mezzo milione di persone è un porto considerato strategico per ragioni militari, che affaccia sul mare di Azov.
La battaglia ha quasi completamente distrutto la città: chi è rimasto intrappolato ha raccontato di aver vissuto un inferno, durato fino alla fine di maggio, con l’annuncio della conquista da parte della Russia. Un teatro nel quale si erano rifugiati almeno 1.200 persone viene colpito da un missile: secondo le stime dell’agenzia di stampa AP, almeno 600 persone hanno perso la vita durante l’attacco.

Grazie ad un corridoio umanitario, alcune migliaia di veicoli riescono però ad uscire dalla città assediata, mettendo in salvo circa 20mila persone. Intanto, il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov accusa la Nato e l’Unione europea di puntare ad un conflitto nucleare. Proseguono al contempo i complessi tentativi di colloqui di pace tra le nazioni belligeranti, che si concluderanno tuttavia dopo poche settimane senza alcun passo avanti.

Il 10 marzo arriva la notizia che la centrale di Chernobyl, teatro del peggiore disastro nucleare della storia, è priva di elettricità. A confermarlo sono sia l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che l’organismo di vigilanza ucraino Energoatom. Il 12 marzo Zelensky annuncia che circa 1.300 soldati ucraini sono morti dall’inizio dell’invasione. Tutte le cifre comunicate dalle due parti, sin dall’inizio del conflitto sono apparse impossibili da verificare con certezza. Il presidente annuncia inoltre il divieto di esportazioni di prodotti agricoli. Dopo un mese di guerra in Ucraina, oltre un milione di persone è fuggito dal paese, secondo le Nazioni Unite.
Il 13 marzo Brent Renaud, fotoreporter e regista indipendente, nato a Little Rock, negli Stati Uniti, muore colpito da una pallottola nella città di Irpin. È il primo giornalista straniero ucciso nella guerra.

L’orrore di Bucha

Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, dopo il ritiro delle truppe russe, numerosi cadaveri di civili vengono scoperti nella città di Bucha, non lontano dalla capitale ucraina. Kiev accusa immediatamente l’esercito di Mosca di aver perpetrato “un deliberato massacro”. La scoperta suscita indignazione nel mondo intero, ma il Cremlino nega ogni addebito e parla di una “messa in scena” da parte del governo ucraino. Alcune immagini satellitare della città pubblicate da una società americana sembrano tuttavia mostrare la presenza di cadaveri a Bucha nelle settimane in cui la città era sotto il controllo russo. Zelensky si reca sul posto e evoca il sospetto di “crimini di guerra” che a suo avviso “saranno riconosciuti come un genocidio”. Altre fosse comuni saranno successivamente scoperte in altri luoghi dell’Ucraina.

Fossa comune a Bucha, Ucraina
7 aprile, Ucraina. Preghiera su una fossa comune a Bucha, liberata dagli occupanti russi © Ronaldo Schmemidt/Afp

Aprile, affonda la Moskva nel mar Nero e cade Mariupol

All’inizio di aprile la Lituania annuncia lo stop alle importazioni di gas dalla Russia: è il primo paese a farlo. L’8 aprile Zelensky accusa i russi di aver effettuato un attacco missilistico contro una stazione ferroviaria nella città orientale di Kramatorsk, provocando la morte di almeno 50 persone. Quattro giorni più tardi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden utilizza, per la prima volta, il termine “genocidio” con riferimento alle violenze in Ucraina. Washington, assieme all’Unione europea, annuncia aiuti militari per 1,3 miliardi di dollari a favore di Kiev.

sminatori
Sminatori al lavoro in Ucraina © Dmytro Smolyenko/Ukrinform/NurPhoto via Getty Images

Il 14 aprile due missili ucraini colpiscono la Moskva, una delle navi da guerra più importanti della marina militare russa. L’incrociatore affonda nel mar Nero. Prosegue intanto la guerra mediatica tra Mosca e Kiev: il Cremlino nega di aver subito un attacco e imputa la distruzione della nave a un incendio divampato a bordo.
Il 21 aprile Putin rivendica la conquista di Mariupol. Circa duemila militari ucraini, tuttavia, si asserragliano nella fabbrica Azovstal, assieme a un migliaio di civili. Il 27 aprile l’esercito di Kiev ammette che le truppe di Mosca avanzano a Est, conquistando numerose località nella regione di Kharkiv e nel Donbass.

Maggio, finisce l’assedio all’acciaieria Azovstal

Il 3 maggio i soldati russi lanciano un potente attacco alla fabbrica Azovstal. Il 12 maggio Zelensky e il primo ministro della Finlandia annunciano la volontà di aderire alla Nato, aprendo una questione dirompente, che coinvolgerà anche diverse diplomazie internazionali. Anche la Svezia fa sapere di voler aderire. Il Cremlino risponde parlando di escalation: la Finlandia condivide con la Russia una frontiera lunga 1.200 chilometri.

L’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato

La questione dell’allargamento della Nato a Est, includendo Svezia e Finlandia, ha provocato non soltanto la reazione della Russia di Putin, ma anche di uno dei membri dell’Alleanza atlantica: la Turchia. La nazione guidata da Recep Tayyip Erdogan ha sin dall’inizio manifestato le proprie riserve, accusando in particolare Helsinki di aver ospitato alcuni membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato di matrice terrorista da Ankara. La Svezia, al contempo, è sospettata dalla Turchia di aver foraggiato l’organizzazione curda. Così, Erdogan ha posto una serie di condizioni alla Nato per accettare l’ingresso delle due nazioni. Tra queste, l’estradizione di alcune persone considerate dei terroristi, nonché la fine dell’embargo sulla vendita di armi che è attualmente in vigore proprio ai danni di Ankara.
Il braccio di ferro ha suscitato in molti il dubbio che, in questo quadro, i curdi possano essere considerati di fatto una merce di scambio. I combattenti in Siria hanno infatti giocato, per anni, un ruolo fondamentale nella lotta contro i terroristi dell’Isis. La minoranza, inoltre, da decenni viene vessata da Ankara: non soltanto nel caso del Pkk ma anche del Partito democratico dei popoli (Hdp), il principale movimento politico filo-curdo della Turchia.
Il 22 novembre la Svezia riforma la propria Costituzione per inasprire la lotta alle organizzazioni terroristiche e accogliere così le richieste della Turchia.

Nel corso del mese di maggio continua l’assedio dell’acciaieria Azovstal. Tra i combattenti presenti ci sono anche i militari del reggimento Azov, battaglione accusato di inclinazioni neonaziste, di violazioni dei diritti umani, di detenzione arbitraria, di esecuzioni sommarie e di torture. Esattamente come nel caso del gruppo di mercenari filo-russi Wagner. L’assedio dell’acciaieria, durato numerose settimane, termina attorno al 20 maggio con la resa dei combattenti e con la loro cattura da parte delle forze russe.

Civili di fronte ad un soldato nella città di Mariupol, in Ucraina
Civili di fronte ad un soldato nella città di Mariupol, in Ucraina © Alexander Nemenov/Afp/Getty Images

Il giorno successivo la Russia interrompe le esportazioni di gas naturale verso la Finlandia. Il 23 Zelensky annuncia un accordo con la Polonia per la gestione dei controlli alle frontiere, definendolo “l’inizio della nostra integrazione nello spazio doganale comune dell’Unione europea”. Per l’ingresso come paese membro, caldeggiata da Kiev, serviranno in realtà molti anni. Alla fine del mese l’Europa annuncia il sesto pacchetto di sanzioni anti-russe, che per la prima volta contiene un embargo sul petrolio.

Giugno, Ucraina e Moldavia vengono ufficialmente candidate ad entrare in Europa

L’Unicef fornisce dati sull’impatto catastrofico della guerra sui bambini. Sono almeno 262 i piccoli uccisi dall’inizio della guerra, e più di 2,2 milioni quelli che sono stati costretti a scappare. 5,2 milioni necessitano inoltre di assistenza. Sei giorni più tardi l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) annuncia che per la prima volta dalla conquista russa è stata ristabilita la trasmissioni di dati sui livelli di radioattività dalla centrale nucleare di Chernobyl.

Zelensky il 9 giugno calca invece la mano su un’altra questione che sin dall’inizio della guerra ha preoccupato: le esportazioni di materie prime alimentari provenienti dall’Ucraina. Spiegando che l’impossibilità di consegnarle pone in pericolo milioni di persone in tutto il mondo. Alla metà del mese l’organizzazione non governativa Amnesty International accusa la Russia di aver utilizzato armi non convenzionali nell’offensiva contro la città di Kharkiv. In particolare sarebbero state utilizzate bombe a grappolo.

Il 23 giugno i leader europei raggiungono un accordo per concedere lo status di nazioni candidate all’ingresso nell’Ue all’Ucraina e alla Moldavia. L’annuncio arriva dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che parla di “momento storico”. Sei giorni, il 29, dopo arriva l’invito formale della Nato, rivolto a Finlandia e Svezia, ad aderire all’alleanza.

Luglio, Bruxelles vuole ridurre la domanda di gas del 15 per cento

Il 5 luglio, nel corso di una conferenza, il presidente Zelensky parla per la prima volta dell’entità dei danni provocati dalla guerra, ipotizzando la cifra di 750 miliardi di dollari necessari per la ricostruzione. Alla metà del mese, inoltre, la Cnn riferisce che il governo di Kiev sta accantonando prove relative ai danni ecologici provocati dal conflitto. Ciò con l’obiettivo di poter trascinare un giorno la Russia di fronte al Tribunale penale internazionale per reclamare risarcimenti.

Il 20 luglio l’Unione europea annuncia un vasto piano per razionalizzare l’uso di gas, con l’obiettivo di ridurre la domanda del 15 per cento tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Intanto, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) spiega che l’impennata dei prezzi delle materie prime (soprattutto alimentari) e dell’energia ha avuto ricadute devastanti nei paesi in via di sviluppo: 71 milioni di persone sono scivolate sotto la soglia della povertà estrema nei soli primi tre mesi di conflitto.

Agosto, Kiev e Mosca si accusano reciprocamente di bombardare la centrale nucleare di Zaporizhzhia

Il 9 agosto una serie di esplosioni, delle quali non si è mai accertata la natura, scuote la base aerea militare russa a Novofedorivka, in Crimea. Nella seconda metà del mese l’Ucraina lancia una vasta controffensiva nella regione di Kherson, nella porzione meridionale del proprio territorio. Kiev e Mosca, intanto, si accusano reciprocamente di bombardare la zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia.

La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia
La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia © Andrey Borodulin/Afp/Getty Images

Settembre, il presidente russo Putin annuncia l’annessione di quattro regioni ucraine

Il 6 settembre viene pubblicato il rapporto dell’Agenza internazionale per l’energia atomica sulla situazione di Zaporizhzhia. L’organismo parla di situazione preoccupante e insostenibile, e chiede di instaurare al più presto “una zona di sicurezza e di protezione” attorno al sito.

Il 21 settembre il presidente russo Vladimir Putin annuncia una mobilitazione generale parziale. L’obiettivo è fornire supporto alle truppe impegnate in Ucraina, attraverso il reclutamento di 300mila uomini. Un annuncio che scatena una fuga in massa dalla Russia: decine di migliaia di persone suscettibili di essere inviate al fronte abbandonano il paese e si rifugiano in nazioni vicine, come nel caso della Georgia. Si stima che ad essere scappati siano più di 260mila cittadini russi.
Il 23 settembre la Russia organizza dei referendum nelle regioni di Donetsk e Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia: ai cittadini viene chiesto se vogliono essere annessi alla Federazione Russa. Secondo numerosi testimoni, le votazioni si sarebbero svolte sotto la minaccia delle armi dei soldati. Secondo l’Ucraina e le nazioni occidentali si tratta di “una farsa”. Ciò nonostante, Putin annuncia la vittoria dei sì e proclama l’annessione.

Ottobre, Putin instaura la legge marziale nei territori annessi

All’inizio del mese di ottobre un’esplosione distrugge parzialmente il ponte di Crimea, infrastruttura chiave e simbolica che collega la Russia alla penisola annessa nel 2014. Putin accusa immediatamente Kiev di essere responsabile dell’attacco, che viene definito un atto terroristico. Il ponte era stato utilizzato, fin dall’inizio del conflitto, per trasportare equipaggiamenti militari dell’esercito di Mosca verso le zone di combattimento in Ucraina.

100 giorni di guerra in Ucraina
La distruzione provocata dalla guerra in Ucraina © Alexey Furman/Getty Images

Il 10 ottobre, in previsione della stagione fredda, la Russia avvia una campagna di bombardamenti delle infrastrutture energetiche civili in Ucraina, utilizzando missili balistici e droni. Il 20 ottobre il presidente russo Vladimir Putin instaura la legge marziale nei quattro territori ucraini annessi dalla Russia.

Novembre, l’Ucraina riconquista Kherson, due missili cadono in Polonia

Nel corso dei mesi autunnali, l’esercito ucraino guadagna terreno. Emblematica in questo senso è stata la ripresa del controllo della regione occidentale di Kherson. La città è stata riconquistata dopo otto mesi di occupazione russa, nonostante la resistenza dell’esercito di Mosca. Il Cremlino aveva tentato di evitare a tutti i costi la capitolazione nel centro urbano, sia per ragioni simboliche che per motivazioni strategico-militari: Kherson rappresenta infatti uno snodo strategico. La Russia non ha tuttavia abbandonato la regione. Al contrario, la controffensiva è arrivata a poca distanza di tempo e non si è ancora arrestata.
Il 15 novembre due missili cadono sul territorio delle Polonia, al confine con l’Ucraina, provocando la morte di due persone. Per alcune ore si parla di razzi russo, ma Varsavia spiega successivamente che dovrebbe essersi trattato di missili antiaerei S-300 lanciati dall’Ucraina, finiti per errore sul territorio polacco.

Gas e inflazione

    • La guerra in Ucraina ha comportato forti tensioni sul mercato energetico internazionale. La Russia rappresenta infatti uno dei maggiori fornitori storici dell’Europa, in particolare per quanto riguarda il gas naturale. Sfruttando i timori generalizzati, nel mercato finanziario si sono scatenati – come sempre accade – gli speculatori che hanno contribuito a far crescere artatamente i prezzi.

 

    • Il risultato è che in tutta Europa il costo dell’energia è aumentato fortemente, e laddove non l’ha fatto è stato per interventi ad hoc dei governi, che hanno imposto tetti massimi agli aumenti delle bollette degli utenti. Tali costi però sono sostenuti dalle casse pubbliche, ovvero dalla collettività.

 

    Non a caso, l’inflazione è tornata a crescere fortemente nel Vecchio Continente, trainata proprio dai prezzi delle materie prime energetiche. A farne le spese il potere d’acquisto della popolazione europea, mentre a giovarne sono state le compagnie energetiche, che hanno centrato in molti casi profitti stratosferici. Ne è nato un dibattito, ancora non risolto, sulla necessità di tassare tali guadagni extra, al fine di non far ricadere solamente sui consumatori finali i costi.

Dicembre, per la prima volta Putin parla di “guerra”

Il 14 dicembre si registrano nuovi attacchi a Kiev. Nella capitale manca a più riprese la corrente e sono numerosi i danni alla rete elettrica. Dopo gli attacchiamo soltanto un terzo degli abitanti aveva accesso ad acqua potabile e riscaldamento. Colpiti anche i treni della metropolitana.

Prima di Natale, Zelensky si reca a Washington per incontrare il presidente Joe Biden e parlare al Congresso. Il 23 dicembre, per la prima volta, Putin utilizza la parola “guerra” riferendosi al conflitto in Ucraina, finora sempre considerato “un’operazione militare speciale”.

Gennaio 2023, in un anno 280mila morti nei due eserciti

Il 18 gennaio il ministro degli Interni dell’Ucraina, Denis Monastyrsky, muore in un incidente di elicottero a Brovary, nei pressi di Kiev. Sul mezzo viaggiavano in nove, tra cui anche il suo vice Yevhen Yenin e il segretario di Stato del ministero degli Interni, Yuri Lubkovich. Hanno perso tutti la vita, così come tre bambini: il mezzo precipita nei pressi di un asilo.

L’Ucraina chiede all’Occidente nuove armi, in particolare carri pesanti. Si producono numerose riunioni da parte delle diplomazie europee e degli Stati Uniti, ma la Germania dapprima frena, poi accetta di concedere solo alcuni tipi di mezzi. Berlino sottolinea il rischio di un’ulteriore escalation nel conflitto. Dopo alcuni giorni, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden annuncia l’invio in Ucraina di 31 tank Abrams.
Il centro storico della città di Odessa viene inserito nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Alla metà del mese un missile centra un immobile residenziale a Dnipro e provoca la morte di 44 persone.

Una donna nella sua abitazione distrutta a Krasnotorka, in Ucraina
Una donna nella sua abitazione distrutta a Krasnotorka, in Ucraina © Paula Bronstein/Getty Images

Dalla Norvegia arrivano intanto le cifre relative alle perdite umane che avrebbero patito i due eserciti in guerra: in quasi un anno di conflitto sarebbero 180mila i morti tra i russi e 100mila tra gli ucraini. A spiegarlo è stato il capo di stato maggiore della nazione scandinava, Eirik Kristoffersen.

Febbraio 2023, il 40% degli ucraini ha bisogno di assistenza

Il 17 febbraio la Moldavia denuncia un ipotetico piano russo per rovesciare il suo governo filoeuropeista, appena affidato a Dorin Recean. Il timore di Chișinău è che la nazione possa essere attaccata da Mosca.
Un anno di guerra ha riportato l’incubo di un conflitto ampio in Europa. Ha provocato la morte di più di settemila civili, secondo le Nazioni Unite, ai quali si aggiungono undicimila i feriti. Milioni di ucraini sono stati costretti a fuggire dal loro paese. Decine e decine di migliaia di immobili residenziali, case, scuole, ospedali sono stati distrutti. Alcune città sono state quasi interamente rase al suolo.
Coloro che sono rimasti in Ucraina sono protagonisti di una catastrofe umanitaria. Ormai manca tutto: elettricità, riscaldamento, cibo, medicine, beni di prima necessità. Le Nazioni Unite indicano che circa il 40 per cento della popolazione ha ormai bisogno di assistenza. La guerra è questo.

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