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“Le nostre azioni sono il nostro futuro”: la Giornata mondiale dell’alimentazione 2019
Il 16 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione. La Fao chiede di agire per garantire diete sane per tutti e sostenibili per il Pianeta.
Fame zero: il 16 ottobre, la Giornata mondiale dell’alimentazione 2019 vuole porre l’attenzione di tutti su questo obiettivo. Cosa significa fame zero? Significa dar da mangiare agli affamati, ma anche nutrire le persone e il Pianeta. L’appello della Fao che, insieme al 74esimo anniversario dalla fondazione, festeggerà l’iniziativa in tutti i suoi uffici coinvolgendo governi, autorità locali e altri partner in oltre 150 Paesi in tutto il mondo, è quello che tutti abbiano accesso a diete sane e sostenibili e che ognuno di noi inizi a riflettere su quello che mangia.
Una dieta scorretta è causa di malnutrizione, obesità e morte
Complice la globalizzazione, l’urbanizzazione e l’aumento del reddito, negli ultimi decenni è cambiato il nostro modo di nutrirci. Da un’alimentazione a base di prodotti di stagione, sani e genuini come le verdure ricche di fibre, siamo passati a diete ricche di amidi raffinati, zuccheri, sale, grassi. Ed è aumentata la frequenza con cui ricorriamo a prodotti processati in vendita nei supermercati o con cui ci rechiamo al fast food o consumiamo cibo già pronto. Le conseguenze di queste abitudini alimentari sono drammatiche: la conduzione di una dieta scorretta unita a uno stile di vita sedentario hanno fatto impennare i tassi di obesità nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli a basso reddito. Mentre 800 milioni di persone in tutto il mondo soffrono la fame, oltre 672 milioni di adulti e 124 milioni di giovani tra i 5 e i 19 anni sono obesi, e oltre 40 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni sono in sovrappeso (secondo l’ultimo rapporto Unicef, dal 2000 al 2016 in Italia risultava obeso il 36,8 per cento dei bambini e ragazzi fra i 5 e i 19 anni con un aumento del 39,1 per cento rispetto al 1990). L’alimentazione sbagliata è una delle principali cause di morte in tutto il mondo per malattie non trasmissibili, tra cui patologie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro: addirittura, oggi causa più morti una dieta scorretta che il fumo.
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Le conseguenze ambientali di una cattiva alimentazione
Questo modo scorretto di nutrirsi ha anche ripercussioni sull’ambiente. Non c’è più spazio per le piccole produzioni agricole che contribuiscono al mantenimento della biodiversità: queste, infatti, cedono sempre più il posto a colture intensive e più redditizie. Oggi solo nove specie di piante rappresentano il 66 per cento della produzione totale ed è enorme il contrasto se si pensa che nel corso della storia ne sono state coltivate oltre seimila per fini alimentari. Senza considerare poi che la biodiversità è minacciata anche dai cambiamenti climatici che riducono la quantità e la qualità delle coltivazioni.
Le nostre azioni possono cambiare il futuro
Obesità e altre forme di malnutrizione colpiscono oggi una persona su tre, ma si prevede che entro il 2025 il numero sarà di una persona su due. Inoltre, i danni ambientali causati dal sistema alimentare potrebbero aumentare dal 50 al 90 per cento a causa del crescente consumo di alimenti trasformati, carne ed altri prodotti di origine animale nei Paesi a basso e medio reddito. Siamo ancora in tempo, però, a cambiare direzione, a partire dalle nostre scelte quotidiane: per questo la Fao ha intitolato l’edizione della ricorrenza di quest’anno “Le nostre azioni sono il nostro futuro. Un’alimentazione sana per un mondo #FameZero” e ha fornito materiali e supporto a governi, istituzioni, scuole e settore privato per sensibilizzare sul tema e fornire spunti di azione. Il cambiamento può partire già da noi: come suggerisce l’organizzazione, ognuno nel proprio piccolo dovrebbe nutrirsi rispettando la propria salute e quella del Pianeta; questo significa limitare il consumo di prodotti altamente trasformati e ad elevato contenuto di grasso, zucchero e sale e riscoprire l’importanza dei prodotti freschi di stagione, dei prodotti tradizionali e della biodiversità locale; in secondo luogo, essere consapevoli dell’impatto ambientale dei cibi che mangiamo e contribuire a ridurre, ad esempio, le emissioni in atmosfera, l’uso dei pesticidi, lo spreco alimentare.
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